top of page
KALME-139.jpg

Ciao, io sono Enza e voglio raccontarti la mia storia, perché tutti si aspettano che una parrucchiera dopo un tot. di anni di gavetta abbia aperto il suo salone e BOOM! ...ma per me non è stato affatto così.

Vengo da Isernia, una piccola città del Molise, dove negli anni della mia adolescenza, non c'erano scuole superiori professionali ed io non avevo idea, a 14 anni, di cosa avrei voluto fare da

grande. Ma una scelta dovevo pur farla così frequentai il liceo artistico specializzandomi in
architettura e arredo. 


Sì, avete letto bene, pochi pennelli tra le mie mani, ma tanti fogli lucidi, china, squadra e riga. A

scuola eravamo in tanti a sfoggiare colori sgargianti e tagli particolari: io mi divertivo a colorar-
mi i capelli a casa comprando prodotti nei negozi specializzati, ma non avendo delle conoscenze nel mondo capelli, a volte avevo dei colori osceni se ci penso ora, ma all'epoca ero fiera di me.

Poi dopo mille colori ho deciso di tagliarmi tutti i capelli e ricominciare.


Probabilmente è stato allora che ho capito che volevo lavorare in questo settore, ma ormai
mancava un anno al termine della scuola e continuai conseguendo il diploma nel 2001. Dal

Molise andai in Abbruzzo per frequentare finalmente la scuola professionale. Conservo gelosamente tutti i libri, i quaderni e gli appunti di quegli anni perché da quelle nozioni ho preso

coscienza del mio futuro.


Oltre la scuola, a Pescara, cominciai anche a lavorare nei saloni come stagista e poi... Direte voi

“Come sei finita a Sannazzaro?” Dopo il diploma presso la scuola professionale per acconciatori, mi sono sposata e trasferita nel paese di mio marito, in Lomellina, nella terra del riso.

A 20 anni trovare lavoro in un salone di bellezza non è stato facile perché la questione che fossi

già sposata implicava una futura ma possibile maternità che bloccava quasi tutti dall'affidarmi una qualsiasi posizione lavorativa e inoltre le mie coetanee, per lo più nubili, avevano già più

esperienza rispetto a me (che avevo appena preso il diploma). Poi beh... Io non sono mai stata
spigliata e venivo scartata già al primo incontro.


La cosa mi faceva star male ma non sapevo come fare. Così i miei primi lavori furono pessimi:

ero sottopagata, senza un contratto e passavo la maggior parte del tempo a pulire. Praticamente ero Cenerentola al palazzo della matrigna, peccato che da me non sia passata nessuna

fata madrina e mi sono dovuta liberare da sola scappando, sì, avete letto bene. Ho mollato!
Dopo neanche un mese anche mio marito perse il lavoro e ci trovammo nel giro di poco con un
pugno di niente. Dovevamo rialzarci e avevamo anche una certa fretta di farlo e così ci siamo
iscritti entrambi ad un'agenzia di lavoro interinale per trovare un qualsiasi lavoro che ci
permettesse di pagare le spese e di mangiare.

 


Dopo due mesi, finalmente un lavoro: cominciai a lavorare in fabbrica, in catena di montaggio,
assemblando lampade a neon. Il lavoro non era male ma i contratti di lavoro, che venivano
rinnovati sempre più a breve termine, non lasciavano presagire nulla di buono.
Poi ad un certo punto una grandissima botta di... fortuna!


La mia vicina di casa (grazie ancora Annamaria!) mi avvisa che la sua parrucchiera sta
cercando una collaboratrice e finalmente inizia il mio percorso in un salone di bellezza dove mi
sento a casa, al fianco di persone talentuose, con le clienti che ti mettono a tuo agio, con la
titolare che chiede il tuo parere riguardo aspetti del salone, con la quale frequenti corsi di
formazione, che ti fa sognare parlandoti di una co-apertura in un paese vicino.


Rispetto in fabbrica lavoro di più e guadagno di meno ma sono tanto felice... e aspetto una
bambina. Tutto sta andando nel migliore dei modi ma dieci giorni prima del parto il salone
chiude per cessata attività ed io, con una bambina appena nata, mi sento catapultata fuori
dal mondo del lavoro. Andiamo, chi assumerebbe una neo-mamma? Già avevo avuto la mia

dose di discriminazione solo perché ero sposata, adesso che ero anche una mamma mi sembrava aver tagliato il traguardo ma con la scritta “Fine” al posto di “Arrivo”.

Comunque ci ho provato. Ho fatto due anni che sembravo un topo in un labirinto che cerca

l'uscita: un periodo a Pavia, poi a Sannazzaro, di nuovo Pavia, poi in un altro paese... pochi contratti e tante belle e finte parole.

Basta! Non ne potevo più! Aprire un salone tutto mio? Anche se ho continuato a frequentare
corsi di formazione professionale sembrava una cosa da pazzi in un periodo dove tutti si
lamentavano dei ridotti incassi, tuttavia...Per non farmi buttare giù dalle negatività degli altri,
tenni il segreto della mia prossima apertura, cosa che però mi costò un'amicizia.
Ma finalmente il salone prende forma e la paura di non essere pronta al grande salto era
sempre in agguato: non “uscivo” da nessun salone locale, non ero di famiglia nota, non a

vevo
grandi amicizie (vi ricordate quanto sono spigliata, vero?), insomma non ero nessuno.
Ero una straniera in terra straniera. Nel 2011 ho aperto il mio salone Essenza. Come mai questo
nome? Perché ho sempre preferito l'essere all'apparire. Può sembrare quasi complicato in un
mondo dove tutti guardano cosa indossi, come ti trucchi e nell'era dei social dove contano i like
e i cuoricini.


Ma non è poi così complicato se ti parlo del paese in cui ho il mio salone, Sannazzaro de'
Burgondi, dove ha sede una delle più importanti raffinerie di petrolio. Il nostro territorio è tra i

più inquinati in Italia, per questo motivo ho scelto di occuparmi principalmente delle problematiche legate al cuoio capelluto e di conseguenza ai capelli, ho creato il mio metodo Kalme che mi permette di donare sollievo immediato al cuoio capelluto e di conseguenza porta ad avere dei capelli più sani. Nel mio salone c'è un'aria tranquilla: amo lavorare con serenità per
mettere la cliente a proprio agio e seguirla personalmente passo dopo passo.

bottom of page